A.C. 3264-A
Grazie, Presidente, signor sottosegretario e colleghi. Come è chiaro e come confermano tutti gli studi scientifici più accreditati, il vaccino è l'unica arma veramente efficace che abbiamo contro il COVID. Un vaccino sviluppato in tempi di record - lo dobbiamo ricordare -, di cui dobbiamo essere grati alla comunità scientifica, che ci ha dato grande speranza nel futuro, nonostante la consapevolezza che avremo altre e forse più difficili sfide da affrontare. Abbiamo intanto finalmente uno strumento per superare la fase più critica della pandemia e dobbiamo utilizzarlo per salvare vite, per dare al Paese una prospettiva di serenità, per evitare nuove chiusure e per lanciare un segnale forte al resto del mondo. Nella nostra terra, qui, in Italia - dove cinque secoli fa, lo voglio dire, con Galileo Galilei è nato il metodo scientifico e dove sono nati insigni scienziati, che hanno scritto pagine decisive nel progresso dell'umanità - abbiamo oggi la capacità politica e sociale di segnare una strada per tutto il mondo, ancora una volta. E dovrebbe essere motivo di orgoglio per noi ciò che ha detto Anthony Fauci, il virologo più importante del mondo, che ha indicato proprio l'Italia come esempio da seguire, un'Italia che, grazie all'azione di questo Governo e al lavoro instancabile - dobbiamo ricordarlo - del generale Figliuolo e della sua équipe ha messo in piedi una campagna vaccinale capillare, in grado di portarci alla soglia dell'immunità di gregge, alla fine di settembre, come promesso. Diciamo alla soglia dell'immunità perché purtroppo, con l'avvento di varianti sempre più aggressive, soprattutto sotto il profilo della contagiosità, quel 75 per cento che si riteneva bastevole solo qualche mese fa, oggi sappiamo essere non sufficiente a debellare la malattia, soprattutto nelle sue forme più gravi, per cui abbiamo bisogno di un ulteriore sforzo. A questo proposito, la scelta di estendere il green pass ai luoghi di lavoro pubblici e privati è la mossa giusta, che ci permetterà di raggiungere il prima possibile l'obiettivo. Questa è una scelta difficile certamente, ma è una scelta di civiltà, di partecipazione sociale e civile - la chiamerei - e di libertà, perché ci libererà dall'assillo di dover affrontare ancora in ambascia il prossimo autunno. Questo vuol dire che riusciremo a sconfiggere il COVID una volta per tutte? Forse no, non in questa fase, come i dati di Israele ci suggeriscono e come tanti studi ancora ci dicono. Con questo virus subdolo dovremo ancora convivere per diverso tempo, speriamo non troppo - questa è la nostra speranza -, ma con il vaccino certamente eviteremo in massima parte le condizioni di aggravamento della malattia, limiteremo l'accesso agli ospedali - questo è il nostro obiettivo – e alle terapie intensive, in modo tale da liberare energie e risorse indispensabili per il funzionamento complessivo del nostro sistema sanitario, duramente provato, nonostante la dedizione spesso eroica - lo abbiamo detto tante volte - di infermieri e medici, da mesi e mesi di pressione generata dalla diffusione del Coronavirus. E soprattutto eviteremo le morti - qui bisogna chiamare le cose col proprio nome -, che sono ancora troppo numerose, anche nelle fasce più giovani della popolazione. Ora, su questo dobbiamo avere un pensiero fermo. Si parla di morti e di morte voglio parlare qui. Siamo certi quindi che la strada tracciata sia quella giusta e dunque, da parte del nostro gruppo del PD, ci sarà un sostegno convinto, motivato e fermo alle decisioni prese dal Governo. Noi del PD - lo voglio ribadire qui - siamo il partito della scienza; mai abbiamo avuto vacillamenti su questo e mai abbiamo vacillato su questa nostra prospettiva, perché siamo un partito riformista vero, che guarda al futuro con speranza e ottimismo.
Siamo consapevoli delle difficoltà, però è proprio nel DNA del progressismo tracciare una strada positiva per l'umanità e per le sfide che ci attendono. Quindi, scienza, scienza, scienza e ancora scienza!
Lo dico anche all'interno della mia Commissione. Io sono nella Commissione cultura, scienze e istruzione e devo dire che abbiamo seguito molto questo provvedimento. Lo abbiamo seguito in I Commissione, in prima persona, e nell'altra Commissione. Abbiamo lavorato con i colleghi. Perché? Perché è importante ciò che succederà nei luoghi dell'educazione, nei luoghi della scienza, nei luoghi che ci interessano (quindi, scuola e università). Abbiamo visto un oscurantismo - diciamolo -, un tatticismo che troppe volte ha frenato la nostra azione e, quindi, tutto questo deve lasciare, una volta per tutte, il campo a una traiettoria e a una prospettiva chiara, che abbia al centro il benessere e la salute dell'umanità tutta. La tecnologia e la scienza sono gli strumenti che l'uomo ha sviluppato nei secoli per assolvere a questo compito e rinunciarvi sarebbe folle, anzi criminale. Troppe osservazioni in quest'Aula abbiamo sentito da così tanti mesi che conducono in una direzione diversa. Ecco, io vorrei che davvero si cercasse di comprendere quanto sia importante il ruolo della scienza in questo momento e quanto dobbiamo affidarci ad essa.
Per questo, nella sua tragicità e credendo nella scienza, la pandemia ci dà anche una speranza: quella che risiede nella consapevolezza di avere gli strumenti giusti per affrontare e vincere anche le sfide più difficili, grazie a quello che siamo riusciti a creare. È da questa ferma convinzione che dobbiamo partire, dunque, per convincere chi ancora è titubante, coinvolgendolo in un orizzonte di futuro e di progresso. In questa sfida, quindi, la scuola e l'università non possono che essere protagoniste convinte. Ricordiamo tutti le difficoltà con cui ci siamo dovuti confrontare nei mesi scorsi e in quest'Aula sono spesso risuonate le nostre parole di allarme sul fatto che la didattica a distanza lasciasse indietro soprattutto i più fragili e che la mancanza della didattica in presenza comportasse conseguenze pesanti che abbiamo verificato nei mesi successivi, ad esempio sul diffondersi della piaga dell'abbandono scolastico, sulla povertà educativa. Abbiamo grossi problemi su questo fronte, e lo sa bene il Ministro Bianchi e lo sappiamo noi, che seguiamo questi filoni di intervento e queste politiche. Allora, noi dobbiamo essere fermi nell'affermare un principio: la scuola dev'essere salvaguardata e tutti - dico proprio tutti! - hanno il dovere etico, innanzitutto, e civile di fare la propria parte, perché una Nazione è tale se ciascuno assume su di sé una porzione di responsabilità, soprattutto in fasi così delicate come quelle che stiamo attraversando. È giusto, dunque, che chi va in cattedra tutti i giorni e chi lavora nelle scuole sia in regola con la vaccinazione anti-COVID.
Abbiamo avuto tante critiche su questo, ma è giusto prevedere delle conseguenze, anche severe, per chi non lo faccia, perché non è con l'egoismo individuale che si vincono sfide di tale portata e non è con interessi di parte che si costruisce una civiltà degna di questo nome. In una società equilibrata, i diritti di ciascuno devono essere contemperati con l'interesse collettivo e non c'è dubbio che la salute, come chiaramente dice la nostra Costituzione, lo sia. La scuola, quindi, per me è il punto nevralgico del presente e del futuro del Paese. Gli insegnanti devono dare l'esempio. Non vogliamo ancora queste contraddizioni (cioè, c'è proprio una contraddizione su questo). Gli insegnanti devono essere d'esempio a tutti i ragazzi e alle famiglie che si riferiscono alla scuola. Per questo è ancora più grave che un'insegnante non si vaccini. Intorno alla scuola ruotano le esistenze di milioni di famiglie, i loro ritmi di vita, le loro speranze, speranze del futuro, perché è tra i banchi che si costruiscono le generazioni cui affideremo il testimone della civiltà e non possiamo permetterci di sacrificare la loro istruzione. Non so se è chiaro a tutti che o ci vacciniamo o i ragazzi continueranno a stare a casa, i ragazzi continueranno a non poter andare a scuola, i ragazzi continueranno a non poter andare all'università. Ma di questo i colleghi dell'opposizione si rendono conto (o anche i colleghi non dell'opposizione, ma che, comunque, marciano un po' su questi fronti del negazionismo)?
Quindi, è precipua responsabilità del personale docente dare l'esempio e supportare le politiche che il Governo ha messo in atto. Non si devono far trascinare; devono essere loro a trascinare in questa prospettiva. Chi non lo fa tradisce il proprio ruolo di educatore e di formatore, formatore della coscienza democratica del nostro Paese in linea con i suoi principi fondamentali, come ci ha ricordato il Presidente della Repubblica ormai in troppe occasioni e, purtroppo, ancora inascoltato.
La scuola sappiamo che è un mondo complesso. Sono milioni le persone coinvolte, fra personale e studenti, così come l'università. Non era semplice pensare e porre in essere regole per questi ambiti. Abbiamo cercato di dare un forte contributo in Commissione relativamente a questo decreto, che raccoglie il “green pass 2” e il cosiddetto “green pass 3”, cercando soluzioni equilibrate che tenessero conto delle esigenze così variegate all'interno degli edifici scolastici e degli atenei. Abbiamo introdotto - l'ho detto - una penalizzazione severa per coloro che vogliono mettere a rischio la salute degli altri. Siamo stati accusati di dirigismo e ci è stato detto che vogliamo attentare alla libertà dei singoli. Ebbene, ci siamo presi, come Governo e come maggioranza parlamentare, la responsabilità di attivare misure rigide - sì, lo voglio dire: misure rigide; devono essere rigide e da ora in poi lo stesso, molto rigide - che diano certezza a coloro che vogliono che l'Italia esca al più presto dall'incubo pandemia. Noi, con orgoglio, possiamo definirci garanti della libertà di tutti noi e con noi i cittadini italiani consapevoli, coloro che, senza indulgere ai se e ai ma, hanno affollato i centri vaccinali e ancora continuano a farlo.
Abbiamo letto che dopo le misure - queste ultime del green pass - la percentuale delle richieste si è impennata. Questa notizia mi rattrista. Mi rattrista, perché avrei preferito che si scegliesse di vaccinarsi senza essere di fatto costretti a farlo dalle circostanze e da una normativa che interviene sulle attività principali, a partire dal lavoro. Ma così non è stato e, purtroppo, abbiamo dovuto intervenire, siamo dovuti intervenire. Abbiamo dovuto ancora e ancora ascoltare dichiarazioni insensate non solo dal mondo dei no-Vax ma, purtroppo, anche da una forza di maggioranza, la Lega, che ha vissuto, credo con sofferenza, da parte di molti esponenti della stessa, una contraddizione enorme tra le decisioni prese al tavolo del Governo e le dichiarazioni pubbliche, che avevano, con tutta evidenza, finalità di natura meramente elettoralistica nel significato più deteriore del termine. In Commissione, tuttavia, siamo stati testimoni di un lavoro costruttivo da parte dei colleghi anche della Lega, che abbiamo visto seriamente impegnati, accanto a noi, a migliorare il testo con spirito costruttivo, e di questo vogliamo rendere loro atto.
Ora abbiamo misure eque, equilibrate e proporzionate alle necessità e alle varie esigenze. Avremo una normativa di secondo livello (voglio tranquillizzare tutti). Ci saranno circolari ministeriali e direttive specifiche che supporteranno coloro che dovranno far applicare le norme in ogni angolo dei nostri territori. Tutto questo l'abbiamo previsto nel provvedimento e lo sa bene il relatore e lo sa bene il sottosegretario, che ha accolto anche tanti emendamenti che noi abbiamo posto in essere durante il lavoro in Commissione. Serve collaborazione, quindi, spirito d'iniziativa, volontà di risolvere e non di creare problemi. C'è una Nazione, la nostra amata Italia, sofferente ma all'erta, una Nazione che sta affrontando una prova durissima e tutti, nessuno escluso, anche in quest'Aula, dobbiamo fare il nostro dovere, con lo spirito civico che ci viene richiesto. Ognuno deve sentirsi coinvolto in prima persona, ognuno deve convincere l'altro e sentirsi protagonista della rinascita del Paese. Abbiamo tutti l'intelligenza per farlo e la consapevolezza che non esiste altra via per la rinascita e, ancora una volta, credo che ce la faremo.